venerdì 20 agosto 2010

Viaggio verso il nulla — 10a e ultima puntata

La rivelazione

L'ultimo post di questo viaggio verso il Nulla è dedicato ai lettori.
Ho ricevuto vari commenti, anche se nessuno è stato espresso direttamente sul blog.

A qualcuno, una donna molto romantica, è piaciuta la storia d'amore tra la “lei” e il “lui” che dialogano. A un'altra è piaciuta la scrittura così diversa dal solito, molto evocativa e matura.
Gli uomini si sono limitati a complimenti generici sulla forma dei post.

La mia carissima amica Laura ha indovinato il piccolo tranello di una narrazione a più livelli, i cui protagonisti, forse eccessivamente umanizzati, altro non erano che i due aspetti della stessa personalità, l'Es e il Super-Io. Un Ego dialogante al proprio interno, che cerca diversi approcci alle grandi tematiche della vita, dal mistero dell'origine del tutto fino alle questioni più strettamente escatologiche.

Perché ho scritto tutto questo e per quale motivo ho utilizzato una forma così diversa dal solito?
Partendo dal secondo quesito, non è che il mio solito stile di scrittura mi faccia impazzire: troppo pesante, retorico, pieno di subordinate incastrate che rendono la lettura poco agevole e per nulla avvincente. Tutto parte da una scommessa fatta con me stesso e poi condivisa con altri: scrivere un libro, qualcosa di forte. Il titolo avrebbe dovuto essere “Mi uccido”, con una trama complessa e a lieto fine. Una sorta di diario tardo-adolescenziale in cui i malumori di una giovane l'avrebbero condotta a un percorso di purificazione dopo l'insana idea di togliersi la vita. Non è proprio il mio genere. Ho voluto provare comunque, scrivendo una sorta di “capitolo zero” e facendo ripetere lo stesso esercizio a una persona che sa scrivere decisamente meglio di me. La sua stesura è risultata nettamente superiore alla mia per forma e costruzione. Una lezione che mi ha convinto a desistere da questa impresa.
Successivamente, dopo la morte di mio padre e un generale ripensamento su alcuni aspetti della mia vita, ho deciso di scrivere con un approccio differente, trattando delle tematiche che mi stavano davvero a cuore. Ma si è trattato soprattutto di una scrittura curativa poiché ha dato sfogo ai dispiaceri più profondi del periodo più recente della mia esistenza. Insieme a un diverso atteggiamento nei confronti degli altri e ad alcuni chiarimenti che dovevo da anni a vecchie conoscenze, l'effetto terapeutico è stato efficace e si è protratto per parecchio tempo, fino a oggi.

Risultato: una scrittura più congeniale alla mia personalità per forma e temi trattati. Per non parlare di un “Ettore 2.0”, che a pochissimi giorni dai suoi quarant'anni, vive in maniera più completa e serena la propria vita, occupando questo minuscolo spazio sul Web. Che i miei 24 lettori, come diceva Manzoni, sembrano gradire.
Con la sola e non impercettibile differenza che Alessandro ne ha avuti almeno dieci milioni di più dei miei.

La fama dopo la morte?
Può attendere...